2.7.11

Roma - Assemblea nazionale "Acqua bene comune"

Prima giornata di discussione dopo la vittoria referendaria


 Si è conclusa da poco la prima giornata convocata dopo la vittoria referendaria dal forum italiano "Acqua bene comune".
Una lunga assemblea ha visto impegnate molte realtà provenienti da tutta Italia che hanno portato a questo incontro innanzitutto la grossa soddisfazione per la vittoria, ma poi anche la necessità condivisa di proseguire la battaglia perchè sia riconosciuta effettivamente l'universalità di questo bene comune a fronte della riorganizzazione post-referendaria di coloro che ne hanno promosso la privatizzazione.
L'assemblea plenaria si è aperta la mattina con l'introduzione dei lavori e il primo intervento tenuto daPaolo Carsetti (Segreteria Operativa Comitato Referendario “2 Sì per l'Acqua Bene Comune”)
Nel pomeriggio sono cominciati gli interventi da parte di coloro che hanno raggiunto il teatro "Vittoria", cominciando dalla testimonianza di quello che è accaduto e sta accadendo in Val Susa da parte di Claudio e subito dopo ha preso la parola Stefano Rodotà.
Per vedere i video degli interventi clicca qui

25.6.11

Acqua pubblica in Trentino? Riflessione del Comitato della Valle di Cembra

Il Comitato acqua bene comune della Valle di Cembra ha rivolto un lungo comunicato ai Comitati e ai soggetti che si sono impegnati in Trentino per il successo dei referendum, quello per l'acqua pubblica in particolare. Lo pubblichiamo perché dalla sua lettura si ricavano indicazioni sulla complessità del percorso che ci attende verso la ripubblicizzazione dei servizi idrici, in particolare in Trentino.
Per come sono stati configurati dalle decisioni di ammissibilità della Corte Costituzionale, i quesiti referendari potevano solo fermare la privatizzazione spinta e obbligatoria dei servizi pubblici locali (non solo dei servizi idrici) e riaprire spazi per avviare processi di vera ripubblicizzazione. Non hanno però potuto espellere definitivamente dalla gestione attuale e futura di questi servizi le SpA a capitale misto pubblico-privato o totalmente pubblico. Proprio sulla base di questo inevitabile limite si appropriano della vittoria dei referendum anche forze politiche che negli anni passati hanno fatto di liberalizzazioni e privatizzazioni una bandiera.
Anche in Trentino non tace chi crede e fa credere che l'affidamento di un servizio ad una SpA mista con solida maggioranza di capitale pubblico oppure l'affidamento ad una SpA con capitale 100% pubblico equivalgano ad una gestione comunale diretta "in economia" o ad una gestione tramite un ente di diritto pubblico (azienda speciale, consorzio).
La classe dirigente provinciale spinge con forza sull'ipotesi di nuove SpA 100% pubbliche per i servizi idrici del Trentino. Dimentica però di dirci dei veri effetti attesi: più potere clientelare, più politiche consociative, ancora minore autonomia degli enti locali, insomma un po' di democrazia in meno.

Redazione Ecce Terra
Trento, 17 giugno 2011


Con questo messaggio vogliamo raggiungere chi dalla fine del 2009 si è impegnato sui problemi dell'acqua bene comune in Trentino, e in particolare chi ha lavorato nei Comitati di territorio. Ma lo indirizziamo anche a tutti gli iscritti nelle liste trentino-acqua-bene-comune e referendum-acqua del Trentino, e a qualche amico, perché sulle questioni che poniamo ci interessa una risposta allargata.
L'esito del voto referendario - visto quanto accaduto negli ultimi mesi - non ci ha sorpreso. Non abbiamo mai nascosto di avere dubbi se il referendum fosse una scelta giusta e soprattutto se i contenuti del percorso fatto per arrivarci preparassero adeguatamente il seguito del cammino necessario. Ma per la vittoria dei SÌ ci siamo battuti come tutti gli altri fin dal primo momento.
Sappiamo con certezza - come ci siamo detti tante volte negli ultimi mesi - che questo successo non è un punto di arrivo ma un punto di partenza per un lungo e per niente scontato processo di ripubblicizzazione dei servizi idrici civili in Italia e (con le diversità che conosciamo) in Trentino.
Riprendiamo in sintesi quella che ormai è informazione diffusa nel movimento dell'acqua sulle modalità di gestione dei servizi idrici possibili dopo il 13 giugno in questo paese.

Il referendum ha fermato l'accelerazione delle privatizzazioni di settore impressa dalle norme statali del 2008-2009, ha rovesciato la forte preferenza accordata dal Governo Berlusconi alle SpA miste rispetto alle SPA a capitale totalmente pubblico e infine (cfr. la Corte Costituzionale nella decisione di ammissibilità del primo quesito) ha aperto all'applicazione del diritto europeo sui servizi pubblici locali: questo - in prima approssimazione - ammette tanto il ricorso alle imprese private e alle SpA miste o totalmente pubbliche quanto il ricorso a soggetti di diritto pubblico, alle aziende speciali ed alle assunzioni dirette da parte degli enti titolari del servizio.
Dunque il referendum non ha annullato la possibilità teorica di nuove privatizzazioni né cancellato quelle già esistenti. È chiaro però che il quadro in cui ora si giocano le lotte per l'acqua bene comune è ben diverso da prima. Ed è chiaro come la fine della remunerazione automatica del capitale privato investito nei servizi idrici civili metta in difficoltà l'avversario, che però proverà a sostituire il vantaggio perduto con altre soluzioni (magari con quella del Trentino, dove il bilancio pubblico provinciale è fortemente impegnato su costruzione e manutenzione straordinaria di infrastrutture poi consegnate alle SpA a canoni d'uso irrisori).
Le indicazioni offerte dalla Corte Costituzionale - specialmente nella sentenza n. 325/2010 ma anche nelle decisioni che hanno accolto i due quesiti referendari vittoriosi - comportano che l'affidamento dei servizi idrici da oggi (e salvi nuovi colpi di mano del Governo):
- non potrebbe più basarsi sul sistema normativo del 2000-2003 con cui la scelta verso le SpA e il mercato si era compiuta attraverso l'eliminazione delle aziende speciali e delle gestioni comunali in economia (salve quelle dei Comuni fino a 1.000 abitanti inclusi nelle Comunità montane);
- si baserebbe invece sul diritto europeo. La normativa europea di settore è neutrale rispetto alle modalità di gestione: dispone che i "servizi pubblici di interesse economico generale" (quelli che in Italia si chiamano servizi di rilevanza economica o di interesse economico) siano prodotti tramite SpA miste o totalmente pubbliche oppure tramite imprese private; mentre considera fuori dal mercato i servizi dichiarati "servizi pubblici di interesse generale" (quelli che in Italia si chiamano servizi privi di rilevanza economica o privi di interesse economico) e ammette che siano organizzati anche con gestioni dirette comunali in economia e aziende speciali o enti vari di diritto pubblico.

Siamo tutti informati, poi, che in Trentino la situazione è già da molto tempo equivalente a quella nuova che si è prodotta in Italia, anzi migliore perché in questa Provincia (per Statuto e per legge provinciale) anche i servizi pubblici di interesse economico si possono gestire tramite assunzioni dirette comunali in economia e aziende speciali o enti di diritto pubblico, oltre che tramite SpA miste o totalmente pubbliche e imprese private.

La campagna referendaria ha secondo noi messo in evidenza una contraddizione forte all'interno del movimento trentino per l'acqua bene comune e all'interno dei soggetti che si sono impegnati per la vittoria dei SÌ, o se si preferisce una netta diversità di opinioni su un aspetto cruciale.
Si tratta della valutazione tecnica e politica sulla natura e sull'attività delle SpA a capitale totalmente pubblico che nella Provincia di Trento producono servizi pubblici locali e in particolare il servizio idrico civile.
Per alcuni (singoli, interi Comitati, partiti, pezzi di partiti) l'affidamento del servizio a questo tipo di SpA è in sostanza una delle forme possibili di autoproduzione - equivalente perciò alla gestione in economia o mediante azienda speciale o mediante ente di diritto pubblico - poiché le norme sulla vigilanza e sulla direzione da parte del proprietario pubblico offrirebbero sufficienti garanzie.
Per altri le SpA a capitale totalmente pubblico sono entità private soggette al diritto commerciale su cui il controllo pubblico è impossibile (nel caso dei Comuni con piccole partecipazioni) o illusorio (negli altri casi) e sulla cui base in Trentino si è creato un preoccupante sistema di riproduzione di potere clientelare.

Dopo queste premesse, qualche valutazione politica.
La contraddizione di cui parliamo ha trovato le sue radici nella stessa impostazione dei quesiti referendari, come riconfigurati dalle decisioni della Corte Costituzionale, che non hanno potuto dare un colpo definitivo a tutte le forme di gestione tramite SpA di qualunque tipo.
Il risultato del referendum, ripetiamo, ha arrestato la privatizzazione spinta ma non ha tolto di mezzo le SpA. Anzi, paradossalmente (e certo involontariamente) ha riequilibrato i rapporti di forza tra le SpA a capitale misto e quelle a capitale totalmente pubblico. Anche per queste ragioni, secondo noi, il referendum è stato appoggiato - in Italia e in Trentino - da forze politiche che con il sistema delle SpA pubbliche hanno costruito ampi spazi di potere; e che - per altro verso - insistono nel sostenere come una solida maggioranza di capitale pubblico nelle SpA miste assicuri tutto sommato un adeguato livello di controllo (possibilmente garantito anche da un'Autorità centrale di vigilanza).
Forse senza questi appoggi il quorum non sarebbe stato raggiunto? È probabile.
In ogni caso, la nostra idea è che queste contraddizioni andavano meglio esplicitate in tutto il paese e se non altro in Trentino anche durante il percorso verso il referendum, non prevalentemente taciute: con il risultato di avere avuto - senza la necessaria chiarezza - compagni di strada che saranno tra gli avversari di domani.
Per noi la questione non ammette dubbi.
Non esiste la minima possibilità che - evitato con il successo referendario l'obbligo di avere il socio privato almeno al 40% - una maggioranza qualsiasi di capitale pubblico in una SpA mista garantisca di orientarne l'attività verso i fini sociali propri del servizio idrico.

Le SpA 100% pubbliche, poi, sono secondo noi una forma specifica di privatizzazione che - come l'altra - demolisce le autonomie comunali, rinforza i sistemi clientelari, fa arretrare democrazia e coesione nella società locale. Una analisi del quadro normativo provinciale e degli Statuti di numerose SpA pubbliche del Trentino (per limitarsi al nostro territorio) fa emergere del resto che non esiste una regola-base secondo cui una SpA nata totalmente pubblica non si apra in futuro al capitale privato; questa apertura in qualche caso è negata dalle norme statutarie, peraltro sempre modificabili; questa apertura invece in qualche caso è addirittura prevista nelle norme statutarie (e anche nelle norme statutarie di una SpA cui in questa Provincia sono affidati servizi idrici, l'Azienda Intercomunale Rotaliana SpA).
Per questi motivi nei tanti incontri informativi in cui siamo stati invitati abbiamo parlato con durezza contro gli affidamenti di servizi pubblici locali a SpA, anche totalmente pubbliche. Ma abbiamo sempre informato il pubblico che tra chi si è impegnato per il SÌ esiste anche un punto di vista differente, e lo abbiamo sempre illustrato brevemente.

Le due posizioni sulle SpA pubbliche hanno convissuto in Trentino durante la campagna referendaria e si sono anche talvolta mescolate producendo informazione ambivalente, eventi organizzati in modo non abbastanza condiviso, iniziative con la presenza di persone con il cuore nelle SpA pubbliche o promotori di opere e decisioni esplicitamente dirette al saccheggio dei beni comuni.
Si dirà che le necessità del percorso referendario costringevano a mettere da parte l'intransigenza.
Però ora deve essere chiaro che il referendum è stato vinto dal popolo dell'acqua intesa come bene comune, dal popolo del servizio idrico prodotto (senza affidamenti esterni) direttamente dagli enti pubblici con il controllo partecipativo delle collettività. Non è stato politicamente vinto da chi, storico fautore di politiche di privatizzazione e di svuotamento dell'idea stessa di bene comune, è saltato in corsa sul carro dei movimenti di base vincitori e ora rivendica il successo come proprio; né da chi utilizza l'inevitabile limite dei quesiti referendari per sostenere che il risultato ha premiato anche l'ipotesi dei servizi pubblici locali gestiti con le SpA totalmente pubbliche o con le SpA miste a salda maggioranza pubblica, entrambe finalmente liberate dalla spinta del Governo Berlusconi verso l'ingresso violento, obbligatorio e tendenzialmente maggioritario del capitale privato.

In tutto il paese la battaglia per la ripubblicizzazione proseguirà con più forza di prima.
Qui in Trentino la sfida non è meno difficile anche se presenta specificità che in apparenza la facilitano. Lo Statuto di autonomia del 1972 garantisce il libero ricorso alle gestioni comunali in economia, alle aziende speciali e ad altri tipi di enti di diritto pubblico (consorzi) per erogare i servizi pubblici locali. La legislazione ordinaria della Provincia offre uguale garanzia ma nello stesso tempo ha di recente introdotto:
- il diritto per il capitale privato nelle SpA miste di ottenere almeno il 40% del capitale sociale, con una norma di fine 2010 che dovrà ora essere precipitosamente eliminata;
- un ulteriore trattamento di favore per gli affidamenti a SpA totalmente pubbliche, al contrario di quanto aveva deciso a livello nazionale il Governo Berlusconi. In Trentino, poi, la riforma istituzionale del 2006 ha stabilito che le Comunità di Valle costituiranno il quadro di riferimento per la produzione dei servizi pubblici locali, che i servizi dovranno assumere una forma associata e che - per tornare ai soli servizi idrici - il momento in cui le gestioni esistenti cambieranno assetto sarà quello successivo al disegno dei c.d. ambiti territoriali ottimali di gestione.

Cambiare l'assetto del servizio verso una dimensione industriale ed economie di scala non significa ovviamente cambiare la natura della gestione: le assemblee di Comunità di Valle potranno decidere sulla produzione associata del servizio scegliendo tra le cinque forme teoricamente possibili (imprese private, SpA miste, SpA 100% pubbliche, assunzioni in economia, aziende e consorzi di diritto pubblico).
Non sarà semplice né tecnicamente né politicamente modificare impostazioni gestionali che trovano le radici nella storia e nella cultura delle valli.
Ma la classe dirigente economica e politica di questa Provincia ha già da tempo iniziato le manovre per fare prevalere gradualmente e se possibile in ogni valle l'ipotesi degli affidamenti a SpA totalmente pubbliche già esistenti o di nuova costituzione. Questa ipotesi poggia anche sulle difficoltà economico-finanziarie dei Comuni, che sono utilizzate in modo strumentale e sono purtroppo anche alla base della sfiducia e della stanchezza mostrate da alcuni amministratori.

Abbiamo già scritto sopra che la legislazione della Provincia garantisce la gestione dei servizi pubblici locali (e quindi dei servizi idrici) senza il ricorso alle SpA di qualunque tipo. Ma è meglio fare subito dei passi irrevocabili in questa direzione.
Per questo è stato utile e sarebbe ancora utile che gli enti locali dichiarassero i servizi pubblici di loro competenza (e certamente i servizi idrici) come servizi di interesse generale non economico sottratti alle regole del mercato. E facessero questo, in particolare in Trentino, con delibere ben controllate ed allineate con le decisioni della Corte Costituzionale, con le indicazioni più recenti elaborate dai giuristi referenti dal Forum nazionale dei movimenti per l'acqua, con il risultato dei referendum che rinvia alle norme europee. Delibere anche capaci di specificare esattamente quali sono le forme di gestione su cui puntare. Perciò negli ordini del giorno e nelle delibere degli enti locali sarebbe necessario, in Trentino, indicare con precisione che il servizio idrico - nella forma associata che deve assumere nella Comunità di Valle - va organizzato o tramite convenzione intercomunale tra gestioni dirette in economia ovvero tramite aziende speciali consortili di valle (o soggetti di diritto pubblico equivalenti). Non ci si può limitare, invece, a dichiarazioni di principio che per come sono formulate lasciano spazio ai sostenitori delle SpA 100% pubbliche e persino alle SpA miste con la maggioranza del capitale sociale in mano alla parte pubblica. Purtroppo atti di questo genere si sono visti spesso in Provincia, anche negli ultimi mesi, con effetti svianti anche se non intenzionali.

C'è poi una questione che non è possibile trascurare se si vuole dare coerenza alla difesa e al rilancio delle gestioni realmente pubbliche. Ai cittadini e agli amministratori che lamentano la mancanza di risorse da investire e le difficoltà gestionali tipiche del settore pubblico (patto di stabilità, blocchi delle assunzioni, lentezze procedurali), e perciò guardano con favore alle SpA, rispondiamo che il problema va rovesciato. La fiscalità generale deve farsi totalmente carico dei servizi pubblici locali, le tariffe devono coprire i costi di esercizio ma non necessariamente e sempre quelli di investimento, gli eventuali utili vanno rigorosamente tutti reimpiegati nel settore. Esistono in teoria soldi pubblici sufficienti per produrre i servizi pubblici anche in deficit, come forma importante di ridistribuzione sociale. Ma per arrivare a questo bisogna far finire la pratica della "cattura dei bilanci" da parte di classi dirigenti che li utilizzano anche per scopi estranei ai bisogni delle collettività. Solo con questa impostazione politica eviteremo che le difficoltà del settore pubblico creino la base ideologica per le privatizzazioni.

Vorremmo, per concludere, verificare se è possibile che i Comitati territoriali impegnati in Trentino sull'acqua bene comune proseguano il cammino dopo il successo referendario condividendo questi primi obiettivi minimi:
- rifiuto netto e intransigente di gestioni attraverso SpA miste o totalmente pubbliche, sapendo che nemmeno queste ultime possono rappresentare un argine alla privatizzazione;
- pretesa che le gestioni realmente pubbliche siano sostenute politicamente ed economicamente in maniera sistematica perché possano continuare ad esistere in coerenza con il significato dei referendum vinti;
- appoggio alle gestioni in economia associate mediante convenzioni intercomunali di Valle e l'appoggio alle gestioni con aziende speciali o consorzi di Valle;
- campagna capillare per modificare gli Statuti di Comunità di Valle e comunali con la dichiarazione che il servizio idrico è servizio di interesse generale non economico da fornire fuori dalle regole del mercato con le modalità organizzative appena indicate, adottando un modello comune condiviso di delibera;
- informazione alla popolazione e vigilanza pressante sulle potenzialità di ripubblicizzazione ma anche sui pericoli di nuova privatizzazione che possono presentare le prossime decisioni delle Assemblee delle Comunità di Valle;
- avvio di un processo di ripubblicizzazione dei servizi idrici affidati alle quattro SpA che operano in Trentino, due a capitale misto (Dolomiti Reti SpA e Alto Garda Servizi SpA) due a capitale totalmente pubblico (Azienda Intercomunale Rotaliana SpA e Servizi Territoriali Est Trentino SpA);
- accesso sistematico all'informazione, come ad esempio il diritto degli utenti a leggere i patti parasociali, i contratti di servizio che regolano gli affidamenti, i verbali delle sedute dei Consigli di amministrazione delle SpA di settore;
- abrogazione immediata delle norme della legge provinciale n. 27/2010 che riproducono le disposizioni cancellate dal referendum nazionale;
- continuazione degli incontri informativi;
- avvio di un percorso collettivo per la scrittura di uno statuto dei beni comuni.
Proponiamo che su tali basi - raccogliendo i frutti delle relazioni preziose intrecciate nell'ultimo anno - si costruisca una rete organizzata tra i Comitati territoriali trentini costituiti dai cittadini e si formi finalmente tra questi una forma propria di coordinamento stabile. Questo coordinamento dovrebbe a nostro parere rimanere distinto dai partiti e dagli altri soggetti organizzati che pure hanno contribuito in modo decisivo alla vittoria dei SÌ, senza per ciò impedirci di trovare forme diverse di confronto e di lavoro comune.

Condividiamo - come molti altri incontrati il 13 sera a piazza del Duomo a Trento - la proposta di Francesco Porta per una prima giornata di riflessione e gli chiediamo di organizzarla al più presto.

Chiudiamo queste righe ricordando che gli usi civili sono solo una parte del problema della gestione dell'acqua e che si debbono affrontare in Trentino anche le questioni della ripartizione della risorsa idrica tra i differenti usi e delle criticità di alcune tipologie di utilizzazione (compatibilità, quantità, verifica dei canoni d'uso, relazioni con l'inquinamento, danni agli ecosistemi).

L'acqua non è l'unico dei beni comuni che sono ormai tra gli obiettivi di saccheggio di un modello di produzione e di consumo nemico del benessere e della dignità degli uomini; e anche in Trentino sono messi in discussione l'integrità del territorio e degli ecosistemi, la qualità dell'aria, l'accesso ugualitario all'energia, la fruizione di molti beni comuni non materiali.

Molti cari saluti a tutti
Il Comitato acqua bene comune della Valle di Cembra
15 giugno 2011

13.6.11

Quorum: la tempesta perfetta del comune

da globalproject.info --> segui la diretta in streaming da Roma

Considerazioni a caldo sulla vittoria dei quattro referendum

E’ fatta. Con un risultato straordinario il quorum è raggiunto e superato.
Se ne erano già accorti a metà mattina i mercati finanziari: Piazza Affari, la borsa valori di Milano, aveva registrato un pesante calo dei titoli delle multiutility quotate, quelle che avevano scommesso sulla privatizzazione della gestione del servizio idrico, e un crollo azionario delle imprese legate al ciclo delle tecnologie atomiche.
Altro che “referendum inutile”!
Una prima valutazione non può prescindere dal merito dei quesiti: ad essere sconfitta è innanzitutto l’idea che si era affermata negli ultimi vent’anni, per cui non solo era giusto e legittimo considerare l’acqua, così come qualsiasi altro “bene comune”, come una risorsa economica, merce oggetto di un irreversibile processo di privata appropriazione, ma che anche la sua gestione in quanto servizio al cittadino, così come di qualsiasi altro “servizio pubblico”, sarebbe stata di gran lunga più “efficiente ed efficace” se affidata alle virtù naturaliter salvifiche del mercato capitalistico. Ideologia e politica economica del neoliberismo sono, così per come li abbiamo conosciuti, nella crisi che ne ha messo a nudo la reale portata, i primi sconfitti dall’esito referendario. Ad essere battutto è pure, nel merito, l’incubo di un ritorno della scelta nucleare in Italia, l’idea cioè che il concatenamento energetico della crisi potesse essere affrontato con il rilancio in grande stile del ciclo atomico, con tutti i rischi ad esso connessi e con il consolidarsi di un modello di produzione centralizzato e autoritario che esso inevitabilmente comporta.
Una seconda valutazione rinvia alle possibili prospettive aperte dal voto: da una parte l’opportunità di praticare, a partire dall’acqua e sulla scala di nuovi laboratori metropolitani e territoriali, la necessità di una radicale inversione di tendenza nella “gestione comune” dei servizi pubblici, inoculando fortissime dosi di partecipazione diretta nelle scelte politiche e amministrative che li riguardano e facendo di essi i pilastri di un’alternativa fondata sulla riappropriazione democratica del governo locale; dall’altra la possibilità di avviare sul serio, una volta rimosso l’ostacolo rappresentato dagli enormi interessi della lobby nuclearista, un ciclo di lotte e di progettualità alternativa per l’affermazione di un “comune energetico”, fondato su elementi praticabili e praticati di indipendenza e democrazia nel disegno del passaggio di civiltà alla produzione di energia da fonti rinnovabili e pulite, connettendo a questo cambio di modello una più ampia proposta di riconversione produttiva in senso ecologico.
Una terza valutazione considera come questi percorsi di grande innovazione siano resi pensabili proprio a partire da un più generale senso di cambiamento, che il carattere di “tempesta perfetta” dell’esito referendario dimostra: a partire infatti dalla crucialità di quesiti costruiti intorno a singoli, ma al tempo stesso paradigmatici “beni comuni” quali acqua ed energia, salute e ambiente, è la domanda di un complessivo orizzonte comune, alternativo allo stato di cose presenti e all’interno del quale ciascuna e ciascuno possa aspirare a migliori condizioni di vita, ad affermarsi come maggioranza sociale (e anche, banalmente, quantitativa nel corpo elettorale) in questo paese. E’ un dato eccezionale, ma è, al tempo stesso, segno di un mutamento profondo; che sarebbe sciocco considerare come acquisito una volta per tutte, ma dev’essere piuttosto interpretato come un positivo e produttivo punto di ripartenza.
Infine, le conseguenze sul quadro politico-istituzionale: è certo evidente come non solo il governo Berlusconi, ma tutto il lungo ciclo del berlusconismo, gli stessi presupposti materiali e ideologici su cui era impiantato, abbiano ricevuto oggi un sonoro “voto di sfiducia moltitudinario”, ben più significativo di qualsiasi maggioranza parlamentare. E che, non a caso, ciò sia avvenuto attraverso il ritorno a nuova vita, la resurrezione dello strumento del referendum, che mancava l’obiettivo del quorum (se si esclude quello confermativo del 2006) da ben diciotto anni. Ma attenzione a quanti sono saltati sul vincente carro referendario solo da due settimane. Una lettura tutta politicista, tutta schiacciata sulla sconfitta del Caimano, che eludesse il contenuto di positiva alternativa sociale dei quesiti, servirebbe solo ad aiutare i tentativi, che certo dobbiamo aspettarci, di intercettare e normalizzare la grande spinta al cambiamento che in queste ore giustamente festeggiamo.

5.6.11

La marcia per l'acqua del Trentino dall'1 al 5 giugno


Un fiume che unisce le comunità di valle verso il referendum.

Comitati trentini, assieme a SAT, Yaku, istituzioni locali, Mountain Wilderness, associazioni sportive e i bambini delle scuole elementari, per un unico grande fiume colorato in difesa dell’acqua e in appoggio ai referendum. Un evento spettacolare che è partito il primo giugno con la presentazione ufficiale a Cogolo di Pejo, nella sala nazionale del Parco dello Stelvio.

Acqua che unisce ed abbatte barriere. Crea solidarietà, stimola fantasia: tutti insieme per dire basta all’acqua – merce.
Un ragionamento comune per la difesa delle nostre montagne e dei ghiacciai; per la cura dei corsi d’acqua; per il rafforzamento della nostra cultura territoriale e della sua memoria, riscoprendone la spiritualità.

Il referendum acqua bene comune dei prossimi 12 e 13 giugno ha dato un altro bel frutto: l’unione senza se e senza ma fra vallate vicine e lontane del Trentino, che dall’1 al 5 giugno seguiranno i principali corsi d’acqua del nostro territorio, percorrendo, dove possibile, tratte di strade ciclabili, accompagnati da tante cittadine e tanti cittadini, dalla SAT, dalle organizzazioni CIPRA e Mountain Wilderness, dal rappresentante del popolo indigeno U’wa Berito Cobaria e il portavoce dei movimenti colombiani in difesa dell’acqua, Danilo Urrea, insieme a Yaku per la presentazione del libro “La visione dell’acqua”.

E allora ecco che i comitati Acqua Bene Comune delle Valli di Sole e di Non e della Rotaliana si mettono assieme per discendere il Fiume Noce dalla foce fino alla confluenza con il fiume Adige. Si uniscono quelli della Valle di Rabbi che li raggiungeranno lungo il Rabbies e un altro gruppo per le sponde del Novella, mentre le associazioni di rafting della val di Sole e di canoa club si aggiungeranno per dare forza alla grande marcia dalle acque del fiume, a Zambana il 2 e 3 di giugno.

Mentre in Primiero seguiranno il Vanoi e il comitato ABC delle Giudicarie faranno una grande biciclettata per la Val Rendena, il 2 giugno.

Il 2 giugno, la partenza alle 8.00 da Piazza Monari a Cogolo di Pejo, con la benedizione simbolica di Berito Cobaria del popolo U’wa, voce dei popoli originari che in tutto il mondo stanno chiedendo con forza il rispetto della madre terra, politiche economiche attente all’ambiente e alle culture delle popolazioni indigene, che più di tutti subiscono gli effetti delle privatizzazioni e dei cambiamenti climatici.

L’evento sarà seguito da incontri serali al teatro (Spettacolo Acqumana il 2 giugno a malè), musica (Gruppo Musicale vento di maestrale a Cles il 3 giugno) e la visione del documentario “De agua somos” a cura di Yaku.

Ci ritroveremo tutti il 5 giugno a Trento, in Piazza del Duomo, nel bel mezzo della Trento del festival dell’Economia. Per dire la nostra: sui beni comuni, sulla gestione partecipata delle risorse idriche. Sulla forza propulsiva di una comunità, che assieme all’Italia tutta si mobilita. Perché su certe cose, i cittadini hanno le idee molto chiare.

E ci marciano sopra!

3.6.11

Marcia per l'acqua: da Pejo per le Valli del Noce fino a Trento

In marcia per l'acqua bene comune: partenza mercoledì 1 giugno, arrivo domenica 5 giugno a Trento.



MERCOLEDI 1 giugno 2011
PEJO dalle 8.00 alle 16.00 – Pejo.
Escursione alle sorgenti del torrente Noce.
COGOLO ore 20.45 - Sede Parco Nazionale dello Stelvio.
Presentazione dell’iniziativa.

GIOVEDI' 2 giugno 2011
COGOLO ore 8.00 - Partenza della marcia, con tappe presso le fontane di Celledizzo (8.30), Fucine (10.00), Ossana (10.30), Cusiano (10.45), Pellizzano (11.00).
MEZZANA ore 12.00 - 14.00 sosta presso il Palazzetto dello Sport.
ore 13.30 - ripresa della marcia, da piazza della Chiesa, con tappe a Piano (15.00 inizio paese), Mestriago (15.30 Municipio), Dimaro (16.30 p.le Teatro Comunale), Carciato (16.45 p.zza della Chiesa), Monclassico (17.15 p.zza della Fontana), Croviana (17.45 strada alta per Malè Via di Liciasa), Malè (18.30 incontro con gruppo proveniente da Rabbi).
MALÈ ore 20.30 – Sala Teatro Comunale.
Serata Informativa.

VENERDI' 3 giugno 2011
MALÈ ore 13.45 Ripresa della marcia, con tappe a Terzolas (14.15 fontana della Torraccia), Samoclevo (15.00 fontana della Chiesa), Caldes (15.30 p.zza S.Bartolomeo), Contre (15.45 ciclabile per Ponte Stori), Bordiana (17.15), Bozzana (fontana).
CLES
ore 18.00 - Rinfresco presso la fontana accanto al Palazzo Assessorile.
ore 20.30 - Corso Dante.
Serata informativa, con concerto del gruppo musicale “Voci di Maestrale”.

SABATO 4 giugno 2011
CLES
ore 7.40 – dalla fontana di Palazzo Assessorile
Ripresa della marcia, con tappe a Tuenno (ore 8.35 fontana di p.zza della Chiesa di S. Nicolò), Terres (ore 9.00 fontana di p.zza Dante - da Tuenno a Terres in pullman), Flavon (ore 9.45 fontana di p.zza del Municipio), Cunevo (ore 10.30 fontana di p.zza della Chiesa), Denno (11.15 fontana di p.zza Vittorio Emanuele).
Alle ore 11.50, dalla stazione di FETM di Denno,
seguirà trasferimento a Mezzolombardo in pullman.
MEZZOLOMBARDO
ore 14.30 - Ripresa della marcia, con meta Zambana nuova.

DOMENICA 5 giugno 2011
ZAMBANA NUOVA
ore 8.45 - dalla stazione FETM.
Ripresa della marcia, con tappa a Lavis (11.45 Ponte sull’Avisio).
TRENTO
ore 15.00 – Piazza Duomo, Fontana del Nettuno.
Conclusione della Marcia con ritrovo di tutti i Comitati Acqua Bene Comune del Trentino che hanno aderito alla Marcia.

INFO e CONTATTI
COMITATO ACQUA BENE COMUNE VALLE DI NON
e-mail: acquabenecomunevaldinon@gmail.com
cell: 348 714 76 56
COMITATO ACQUA BENE COMUNE VALLE DI SOLE
e-mail: comitatoacquavds@gmail.com
COMITATO ACQUA BENE COMUNE ROTALIANA
Cell: 335 181 35 37

Il Comitato Valle di Non Acqua Bene Comune, è stato costituito, su una sollecitazione di Alex Zanotelli, dalla Associazione Mario Pasi di Cles, dalla Casa della Sinistra e degli Ecologisti di Cles, dall’Associazione PANGEA di Cles, dal Comitato per la Salute Valle di Non, dall’Associazione Alta Valle di Non Futuro Sostenibile, dal Circolo ARCI Aliquid Novi di Pavillo, dal Comune di Tassullo, dal gruppo Aca de Vita e dal gruppo consigliare SAE - Salute Ambiente Economia.

Leggi anche:  
Rassegna stampa: La grande marcia per l’acqua

31.5.11

Spot referendum acqua pubblica

La Visione dell'Acqua, report dalla passeggiata in Val di Fumo

Domani a Taio in val di Non, in Trentino, la presentazione assieme al Centro Formazione alla Solidarietà. Mentre ieri spiritualità e lotta si sono fuse con la bellezza della Val di Fumo ed il ghiacciaio più grande d'Italia, l'Adamello.

Ieri, domenica 29 maggio, con una splendida passeggiata in Val di Fumo, alta Valle del Chiese, si è sancita l'alleanza per la difesa delle Alpi e dei suoi ghiacciai. In vista del referendum acqua bene comune. Per un ragionamento comune che punti a sensibilizzare le persone ad andare a votare i prossimi 12 e 13 giugno. Ma anche ad andare oltre.

Almeno un centinaio di persone hanno risposto all'appello organizzativo che ha visto mettersi insieme all'associazione Yaku, il gruppo ABC Valli Giudicarie, la SAT, l'Ente Parco Adamello Brenta e le attivissime SAT locali, fra cui quella di Daone e quella del Chiese. La SAT, che con un documento importante e forte, ha deciso di appoggiare ufficialemnte la difesa dell'acqua come bene comune. (leggi il documento su http://www.sat.tn.it/).

Yaku, che accompagnava la delegazione di colombiani composta da Danilo Urrea dell'organizzazione per i diritti umani ed ambientali Censat e dallo sciamano del Popolo Uwa Berito Cobaria, ha presentato la sera prima a Storo il libro "La visione dell'acqua " [ed Nova Delphi], che traccia una linea blu fra la cosmogonia andina e l'Italia dei beni comuni, ed il video "De aguas somos". E dove il documento SAT è stato letto ufficialmente.

La domenica, illuminata dal sole e dai canti di Berito, ha visto i tanti partecipanti indossare le bandiere blu per il referendum acqua bene comune e risalire il fiume Chiese verso il Carè Alto. Soste esplicative, che raccontavano di poesie e della storia del luogo, per terminare in una conferenza all'aperto, poco sotto il rifugio Val di Fumo.

Dove la storia del popolo andino degli Uwa, in lotta per difendere la propria cultura e la propria integrità, si è fusa con la difesa dei nostri ghiacciai, con le riflessioni sull'idroelettrico e le dighe, e sulla questione delle dighe a livello internazionale, in particolare in Colombia. Un paese dove le dighe, assieme alle miniere e alla coltivazione intensiva di agrocombustibili, creano altri milioni di sfollati. Che si aggiungono a quelli del paramilitarismo.

Yaku ha anche annunciato il progetto di un trekking internaizonale per difendere il Cocuy, ghiacciaio sacro agli Uwa,che l'allargamento del Parco nazionale vorrebbe loro togliere. per costruire una funivia, implementare l'ecoturismo. Di fatto, sondare quanta acqua, rame, oro, minerali, possa essere di fatto sfruttato.

guarda le foto

Prossimo appuntamento a Taio (Trento) assieme al Centro Formazione per la Solidarietà

Martedì 31 maggio ore 20,30
Auditorium comunale
Via Barbacovi 4

Intervengono:

Berito Cobaria, sciamano rituale popolo U’wa
Danilo Urrea, movimenti colombiani in difesa dell’acqua
Gianco Zueneli, Comitato ABC Val di Non
Francesca Caprini, associazione Yaku, Coordinamento trentino “2 Sì per l’acqua pubblica”

Presentazione del libro “La Visone dell’Acqua”

Anteprima del documentario “De Agua Somos”

Promuovono:
ass.ne Aca de Vita, ass.ne Goccia Solidale, ass.ne Yaku

In collaborazione con:
Assessorato alla cultura del Comune di Tajo, Centro per la formazione alla solidarietà internazionale della Pat.

Alle ore 18,30 la delegazione Colombiana incontrerà presso il comune di Tassullo, i rappresentanti istituzionali dei Comuni di Tassullo, Clès, Tuenno e Flavon. Un incontro che vuole tessere e consolidare legami culturali e di amicizia tra i Comuni trentini e il Popolo U’wa. In particolare sarà presentato il progetto Ambaya, un processo di rafforzamento delle donne del popolo U’wa attraverso lo sviluppo della microimpresa femminile per la realizzazione di prodotti artigianali tradizionali.

Info: www.yaku.eu

28.5.11

Sabato 28 e domenica 29 serata a Storo e camminata in Val di Fumo



La visione dell'acqua
Un viaggio dalla cosmogonia andina all'Italia dei beni comuni

Sabato 28 maggio alle ore 20.30 a Storo
nella sala Riunioni presso il Comune

presentazione del libro 
"La visione dell'acqua" 
e del video
"De agua somos"



Domenica 29 maggio 
Camminata in Val di Fumo
partenza ore 10 da Malga Bissina
Riflessioni sull'acqua nelle soste lungo il cammino


Con
Berito Kobaria - Sciamano del popolo UWA
Danilo Urrea - CENSAT Agua Viva e movimenti latino-americani per la difesa dell'acqua
Francesca Caprini - Associazione Yaku
Rappresentanti della SAT


Promuove
Yaku 
con la collaborazione di 
Circolo ACLI di Storo
Oratorio di Storo
SAT di Storo, Pieve di Bono, Daone, Bondo Breguzzo
Comitato Acqua Bene Comune Giudicarie

20.5.11

Reclaim our water! Reclaim our spaces! Sociologia martedì 24 maggio

FACOLTA' DI SOCIOLOGIA
NEL CORTILETTO INTERNO (INGRESSO DA VIA ROSMINI)

festa a sostegno del referendum sull'acqua pubblica e in difesa degli spazi universitari autogestiti.

DALLE 19.00 concerto di Bob and the Apple 
Fan Chaabi Quintet
dj set trash
dj set dubstep/ d'n'b

saranno presenti banchetti del comitato referendario contro la privatizzazione dell'acqua, ass. cinema jenin, rete contro i fascismi, collettivo universitario TrentoAnomala.

12 13 tutti a votare contro nucleare e privatizzazione dei beni comuni!

SARÀ POSSIBILE ISCRIVERSI COME RAPPRESENTANTI DI SEGGIO PER I FUORI SEDE CHE VOGLIONO VOTARE A TRENTO PER IL REFERENDUM...MANDA UNA MAIL A trentoanomala@gmail.com
per info: http://www.ateneinrivolta.org/rivolta/come-votare

ORGANIZZA collettivo universitario TrentoAnomala
trentoanomala@gmail.com

11.5.11

L'inutilità dell'Authority sull'acqua




di Marco Bersani - Forum dell'Acqua Bene Comune




Se con l’inserimento, nel Decreto per lo Sviluppo, della normativa relativa all’istituzione dell’Authority per il servizio idrico, il Governo si proponeva di annullare o almeno depotenziare i referendum sull’acqua del prossimo 12 – 13 giugno, quantomeno si può dire che ha sbagliato i conti.

Nel metodo, perché nessun decreto legge può sostituire una richiesta di abrogazione referendaria, come più volte ha già sentenziato la Corte di Cassazione; nel merito, perché l’istituzione dell’Authority nulla a che fare con i quesiti referendari, che chiedono, rispettivamente, l’abrogazione del Decreto Ronchi (primo), ovvero dell’obbligo di messa a gara della gestione del servizio idrico e l’abrogazione, dalla determinazione della tariffa, della parte relativa alla remunerazione del capitale investito (secondo), ovvero dei profitti per il gestore garantiti in tariffa.

Poiché tuttavia l’istituzione dell’Authority –indipendentemente dalla vicenda referendaria- ha raccolto pareri favorevoli non solo nella maggioranza di governo, occorre avanzare alcune riflessioni sull’utilità e la funzionalità della stessa.
In primo luogo, occorre dire che, dal testo governativo, l’Authority istituita viene a sostituire l’attuale Commissione di Vigilanza sulle risorse idriche (Com. Vi. Ri.) con un semplice allargamento di alcune competenze e possibilità sanzionatorie, ovvero appare più come un’operazione di maquillage, senza alcuna incisività sostanziale.

Ma serve davvero un’Authority? Ed è sufficiente a garantire i diritti dei cittadini?
L’Authority è un’istituzione regolativa della libera concorrenza, ovvero presuppone l’esistenza di un mercato attivo che abbisogni di regole e di controlli.
Peccato che, per quanto riguarda il servizio idrico, si sia in presenza di un monopolio naturale –per ogni territorio passa uno e un solo acquedotto- e che dunque l’unica alternativa possibile sia fra la gestione pubblica o privatistica dello stesso.

Se per ogni territorio esiste un unico gestore per diversi decenni, questo significa che non si sarà mai in presenza di alcun mercato concorrenziale e che, di conseguenza, non serve alcuna autorità di regolazione.

Ma l’Authority serve –dicono i suoi fautori- perché il pubblico non è in grado di controllare. Interessante, in questo caso, la tautologia che si viene a creare : non si capisce infatti perché un pubblico considerato incapace dovrebbe produrre un’autorità efficiente e, viceversa, perché un pubblico considerato efficiente dovrebbe aver bisogno di un’autorità che ne faccia le veci.

Da qualunque punto la si affronti, la risposta è di conseguenza una sola.
La consegna dell’acqua al mercato trasforma il servizio idrico in servizio la cui unica finalità è la redditività, con tutte le conseguenze conosciute in termini di aumento delle tariffe, riduzione degli investimenti e peggioramento della qualità del servizio; da questo punto di vista, nessuna Authority può modificarne la natura, unicamente tesa alla produzione di profitti.

Se invece, così come chiede la grandissima coalizione sociale che ha promosso i referendum, si pensa che il servizio idrico debba essere un servizio pubblico orientato a garantire un bene comune e un diritto umano universale, l’unica strada percorribile è quella della sottrazione dello stesso alle regole del mercato e la sua consegna alla gestione partecipativa delle comunità locali. Ovvero all’unica autorità efficace, perché orientata alla conservazione della risorsa per la presente e per le future generazioni.

10.5.11

Venerdì 13 maggio ore 20: Serata informativa a Sant'Orsola Terme

Voci a difesa dei Referendum: venerdì 13 maggio dalle ore 17.00 alle 19.00 a Rovereto


Voci a difesa dei Referendum

venerdì 13 maggio - dalle ore 17.00 alle 19.00 - Piazza Loreto - Rovereto

Referendum Point su acqua, nucleare, legittimo impedimeno

Ritrovo promosso dal movimento femminile 'Se non ora quando?' e dal Comitato vallagarina '2 Si per l'Acqua Bene Comune'


Autorità per l'acqua ennesima farsa per delegittimare il voto popolare

Il Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune apprende dalle dichiarazioni odierne del Ministro Tremonti l'intenzione di inserire nel decreto legge per lo Sviluppo Economico un provvedimento istitutivo dell'Autorità per l'acqua. È palese il tentativo di depotenziare i referendum contro la privatizzazione dei servizi idrici del prossimo giugno. A Governo e maggioranza diciamo chiaramente che tanto dal punto di vista del metodo, quanto da quello del merito anche questo tentativo si rivelerà per quello che è: una farsa ideata al solo scopo di delegittimare il voto popolare. Il re è ancora una volta nudo: si richiama al popolo ad ogni occasione ma fugge a gambe levate quando il popolo può davvero pronunciarsi su temi essenziali per la vita e la società. Anche questa volta non ci riusciranno, il 12 e il 13 giugno tutte e tutti a votare per l'acqua bene comune.

http://www.referendumacqua.it

4.5.11

Partecipazione sciopero generale CGIL del 06 Maggio


Venerdì 6 maggio ore 9.00 piazza Duomo
corteo con i lavoratori, gli studenti, gli attivisti e i comitati a difesa dei beni comuni
 

Siamo convinti che la straordinaria mobilitazione dal basso che ha permesso la raccolta di oltre un 1.400.000 firme a sostegno dei referendum per la ripubblicizzazione della gestione dell'acqua, così come l'ampia partecipazione alle mobilitazioni in difesa dell'istruzione, della ricerca e del lavoro, siano il segnale di un'importante capacità di resistenza e di proposta, che si muove verso un'alternativa al modello sociale ed economico vigente.
Per questo il popolo dell'acqua, mobilitato nell'ultima tappa della campagna referendaria per l'acqua bene comune, parteciperà allo sciopero generale indetto dalla CGIL per il 06 maggio e sarà a fianco dei lavoratori che manifesteranno in diverse città d'Italia, in un percorso che continua a vederci insieme in difesa dell'Acqua e dei Beni Comuni.



Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

3.5.11

Trailer di Acqua Bene Comune



TRAILER del dvd ACQUA BENE COMUNE di MARGINE OPERATIVO in distribuzione dal 12 maggio 2011.
-- www.margineoperativo.net --

Il video ACQUA BENE COMUNE realizzato da MARGINE
OPERATIVO racconta la storia e le ragioni della battaglia per l' acqua pubblica attraverso un montaggio che alterna e intreccia le grandi mobilitazioni nazionali (fino al 26 marzo 2011) con le iniziative territoriali, le voci e gli interventi degli attivisti dei movimenti per l' acqua con i dati che fotografano la situazione italiana e mondiale sul fronte delle risorse idriche.

Il documentario narra come in Italia l'importanza della questione acqua ha raggiunto nel tempo una forte consapevolezza sociale e una capillare diffusione territoriale, tanto da poter giocare la scommessa del referendum, aggregando culture ed esperienze differenti e facendo divenire la battaglia per l'acqua il paradigma di un altro modello di società.

Tra gli intervistati:
Rosario Lembo, Paolo Carsetti, Valter Bonan, Enza Amici, Margherita Ciervo, Stefano Rodotà, Alex Zanotelli, Erri De Luca, Paolo Rossi, Marco Bersani,Vilma Mazza, Gianni Rinaldini, Rosario Trefiletti

Crediti:
un video di Margine Operativo
ideazione Pako Graziani -- Alessandra Ferraro
regia - riprese -- montaggio
Pako Graziani -- Alessandra Ferraro -- Diego Zerbini
grafica Lorenzo Sansonetti / Carta
videografica, authoring Federico Carra / Kiwido
galleria fotografica Simona Granati
produzione
Margine Operativo - Global Project - Associazione Ya Basta
in collaborazione con Carta
realizzato con il sostegno della Provincia di Roma

grazie:
al Forum Italiano dei Movimenti per l' Acqua
a tutti/e gli/le attivisti/e per l' Acqua Pubblica
ai contributi video di attivisti e videomaker che circolano liberamente in rete

il dvd ACQUA BENE COMUNE sostiene Progetto Agua para todos - Per l'accesso all' acqua potabile nella zona Selva - Giunta del Buongoverno La Realidad - Chiapas - Messico

www.margineoperativo.net

30.4.11

DAL SAN MARCO A TRENTO L'APPELLO ALLA DEMOCRAZIA E ALLA DIFESA DEI BENI COMUNI

Da Alex Zanotelli agli altri ospiti: cuori e menti in piazza!
Venerdì presidio e consegna della lettera contro lo scippo dei referendum al Commissario del Governo.

Durante la riuscita serata al San Marco “Acqua e nucleare, questioni di vita e di morte”, organizzata dal Comitato trentino “2sì per l’acqua bene comune”, una riflessione a tutto tondo su democrazia, ambiente e beni comuni. Il teatro al completo ha visto la cittadinanza trentina presente ed attiva sulle tematiche forti che i referendum vogliono affrontare: acqua, nucleare, ma anche controllo sociale e partecipazione. Con Alex Zanotelli, il presidente delle Acli Arrigo Dalfovo e l’astrofisico Luca Tornatore.

Arrigo Dalfovo: Trentino bello ma fragile. Segnato da sempre dall’acqua, ed ora rischia di pensare all’acqua come un bene privato. E’questo il nostro Trentino? 1966, ultimo dei drammi antichi, l’alluvione. 1985, Stava. Il “lasciar fare” che ha fatto questo. Leggi ne abbiamo fatte molte, ma come mai nonostante questo la nostra terra è così disastrata? Perché è mancata la capacità di far capire che queste leggi sono parte della comunità. Ora ci vogliono propinare ancora cemento, ancora impianti di risalita, ancora strade. Che idee di futuro abbiamo? Le Acli vogliono uno stile di vita di cui si possa discutere tranquillamente. Perché non si può ridiscutere dell’inceneritore? Io lo dico: partecipazione per me vuol dire che quando è necessario si deve scendere in piazza. Ci vuole un reale processo conoscitivo e decisionale.
Penso ad Alex Langher che diceva, bisogna passare da verdi di testa a verdi di cuore. Dobbiamo passare tutti da cittadini di testa a cittadini di cuore.


Luca Tornatore: direi che è quasi una magia parlare in queste serate. Io sottoscriverei completamente quello detto da Dalfovo. Dieci anni fa eravamo nei Social Forum delle stesse cose. La magia è che storie diverse attorno ai beni comuni si sovrappongono usando le stesse parole.
Parlando di cuore: perché non posso decidere sul mio futuro sulla base dell’emotività? Noi non siamo mica vampiri. Voglio recuperare il mio essere umano. Noi vogliamo restare umani, per fare un saluto a Vik. Questa è la cifra della discussione sull’acqua o sul nucleare. Non i tecnicismi.
Serve energia per tutto, anche per poter cambiare e poter essere cittadini. Se c’è un controllo su questa possibilità, c’è anche sul “possibile”. Non si può far finta di non capire che un bene naturale non è immediatamente accessibile. L’organizzazione che serve per poter accedere a quel bene è un elemento costitutivo della democrazia, della cittadinanza.
Io sono un precario. La mia accessibilità è appena sufficiente per accedere ai servizi. Se io non posso fare diversamente, che responsabilità ho? Ma io voglio prendermi la responsabilità di gestire il mio territorio. Non è solo l’accesso, ma anche come usi un bene.
Se questo è all’ordine del giorno, la discussione dev’essere non come centralizzare di più l’energia, ma di come diffonderla di più. Ovvero, come rendere democratica l’energia. Un diritto e una responsabilità, che mi farebbe ridiscutere tutta l’organzzazione di un mondo, che è finito. Una crescita esponenziale infinita non esiste. Il dibattito su questo referendum è questo: poter discutere di tutto questo. Il nucleare parla anche di guerre, non solo di utilizzo civile. Vogliamo continuare a dare le chiavi del possibile ad una razionalità privata?
Siamo di fronte alla crisi ecologica più grave della Storia dell’uomo. Ci dicono che il nucleare è pulito, è sicuro, non finisce mai. Ma l’uranio non è infinito, e questo lo dicono le stesse lobby nucleariste. La UE dice che nel 2030 pur crescendo del 150% sui consumi energetici, potremmo risparmiare semplicemente cambiando i dispositivi (pari ad una dozzina di centrali nucleari).

Padre Alex: è bello sentire un presidente delle Acli dire quello che ha detto. Grazie davvero anche a Tornatore perché è bello sentire uno scienziato che dice quello che ha detto. Sono stato qui circa due anni fa e ho visto quante cose sono cambiate, anche partendo da quella stessa sera, con Oscar Olivera dalla Bolivia e compagni. Ci stiamo organizzando davvero tanto, anche qui in Trentino. Partecipano un sacco di giovani, e per fortuna. Perché noi abbiamo fatto questa bella frittata, consegnando a loro un mondo malato. Dobbiamo invece parlare ai giovani ed aiutarli a capire, perché è un momento epocale. Qui rischiamo il Pianeta, diventa fondamentale organizzarci dal basso, non aspettiamoci più nulla dall'alto, organizzandoci e reagendo. La bellezza di questo referendum sull’acqua è che è stato promosso dal basso, dalla cittadinanza attiva, che diventa per la prima volta soggetto politico (una volta D’Alema si era arrabbiato, quando l’ho detto ad una conferenza…). Stiamo facendo politica davvero. Ma cosa decidiamo noi veramente?
Cosa resta di comune in questo Comune, verrebbe da chiedere? Ci stanno esternalizzando tutto, svendendo tutto. Questo impegno sui beni comuni, partendo dall’acqua, che sentiamo dentro di noi, è fondamentale. Ma come abbiamo fatto ad arrivare a questo scempio, di privatizzare la Madre? C’è una crisi etica, morale, spirituale, mai vista. Citando i Padri della Chiesa, qual è la prima Bibbia che ci è stata data? E’ proprio il Pianeta. E quanto ci ha messo a farlo il Signore? Non ditemi 7 giorni…oltre 4 miliardi! Io sono missionario, lo sapete. La mia gente di Korogocho mi ha detto: và a convertire la tua tribù bianca. Pensiamo agli aymarà: loro quando vanno ad arare un campo, passano tutta la notte a piangere per il male che faranno alla terra. Noi siamo imbrigliati solo nell’idea del mercato. Ma abbiamo bisogno di altro. Voi che siete trentini, rimandate i vostri figli nei boschi a leggere le foglie degli alberi. Dobbiamo ritrovare la nostra spiritualità. L’oggetto del desiderio del mercato è diventato l’Oro Blu. Ed è usata in maniera sconsiderata. A Taio (in Val di Non, ndr) il sindaco mi ha detto che stanno scendendo sempre di più per trovare falde idriche. Abbiamo la lucidità di capire dove stiamo andando, dove ci sta portando questa logica? Abbiamo le multinazionali scatenate – Veolia, Suez e via dicendo, che hanno un fatturato pari al Pil di 50 stati poveri. In Trentino abbiamo acqua? Abbiamo acqua, abbiamo ghiacciai…occhio che l’acqua è una questione già militare. Pensate al Gange, che domani sarà asciutto, l’Hymalaya salterà. Capite bene quanto bisogna essere imbecilli ad andare a consegnare ai privati l’acqua in questo momento! Ma come avete fatto ad accettare quel traforo al Brennero che vi vogliono fare? 1300 metri cubi d’acqua al secondo sgorgheranno laddove faranno il buco.
Ci affidiamo agli esperti? In malora gli esperti, ci vuole il controllo sociale!


Una serata pensata ed organizzata dal Comitato Trentino “Due sì per l’acqua pubblica” del Trentino per un ragionamento collettivo sui beni comuni, ma che è andato molto più in là, a partire dallo scippo della democrazia che il Governo sta tentanto di perpetrare ai danni delle votazioni referendarie. Durante la serata è stata lanciata anche l’iniziativa del Comitato trentino 2 sì per l’Acqua Bene Comune, che ha dato appuntamento ai presenti al presidio sotto il Commissariato del Governo (alle ore 17.00) per chiedere, in contemporanea alle città di tutta Italia, il rispetto della democrazia, e della volontà dei cittadini di esprimersi con i referendum.


Comitato trentino 2sì per l’acqua pubblica

Trento, 28 aprile ’11