29.4.09

Nasce il comitato S.O.S. Altissimo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la testimonianza di un privato cittadino su un nuovo enorme scempio ambientale che minaccia la nostra terra.

Scrivo dal lago di Garda, parte trentina. Mi permetto di scrivere con la consapevolezza che stiamo facendo tutto il possibile. Non deleghiamo ad altri la soluzione del problema ma purtroppo abbiamo bisogno di ogni aiuto reperibile.
Un mese fa grazie all’attenta lettura dei procedimenti destinati al voto del consiglio della provincia di Trento si è scoperto che alcuni grossi gruppi di imprenditori (EVA Energie Valsabbia, SWS engeneering, Dolomiti Energia) hanno in corso di autorizzazione un progetto che prevede la costruzione di una gigantesca centrale idroelettrica (1300 Mega Watt) da realizzarsi scavando (3.000.000 mc) all’interno del Monte Altissimo (2000 mt) posto in riva al lago.
La centrale (una delle più grandi d’Europa) non viene però realizzata secondo una finalità produttiva perchè la montagna non presenta alcun interesse idroelettrico di per sè (pochissima acqua, nessun torrente o lago). Di fatto sarà una centrale che consuma più energia di quanta ne produce (-40%). L’operazione, 1.200.000.000 € (un miliardo e duecento milioni di euro, stima di progetto), consta nella semplice speculazione operata attraverso il pompaggio notturno di acqua del lago (con consumi di energia a tariffa bassa) ed il rilascio diurno per vendere energia nell’orario di picco di consumo (a tariffa maggiorata). Ma la enorme reddittività viene ulteriormente accresciuta attraverso l’incredibile meccanismo della legge sulla produzione di energia da fonte diversa da quella fossile che assimila questo impianto (allo stesso modo della combustione dei rifiuti) a quelli che producono realmente da fonte rinnovabile e riconosce attraverso il rilascio dei certificati verdi il pagamento di un incentivo per ogni watt prodotto.
Peccato che l’energia impiegata per il pompaggio dell’acqua non proviene da produzione idroelettrica (che oggi viene con semplicità erogata solo nell’orario di reale necessità) ma bensì generata da combustione fossile o in futuro nucleare, per poi produrre energia (in quantità minore) e vedersela compensata come verde e rinnovabile. Un vero riciclaggio dell’energia.
Alcune leggi italiane sono fatte per questo. Mentre in Germania analisi statistiche attestano che nell’ultimo biennio sono stati installati ogni anno generatori fotovoltaici che producono (in energia pulita) il doppio della potenza promessa dal colosso di progetto (in energia riciclata e sprecandone il 40%) noi in Italia permettiamo a operazioni dal significato equivoco utili da capogiro.
Indipendentemente dalla sensibilità ambientale di ciascuno c’è un ulteriore fattore di estrema gravità. Nè le amministrazioni dei comuni interessati nè i privati cittadini erano al corrente di nulla. Da successive ricerche si è saputo che otto anni fa il sindaco di Nago-Torbole fu contattato dagli stessi promotori che illustrarono i grandissimi vantaggi economici di cui avrebbe potuto beneficiare anche la comunità locale se si fosse ottenuto il benestare al progetto. Solo la sua coscienza ambientale ci salvò dal sacrificio. Dopo il silenzio.
A seguito della recentissima e quasi fortuita scoperta del procedimento in corso da parte di un giornalista del quotidiano l’Adige, le amministrazioni dei comuni interessati hanno rivolto richiesta formale delle indispensabili informazioni presso l’amministrazione provinciale ricevendo rassicurazione che del progetto non se ne sapeva praticamente nulla. La cosa non convinse qualcuno che anzi accelerò con ogni mezzo la ricerca di informazioni. Emerse che l’amministrazione della provincia di Trento, tramite la propria società partecipata per l’energia, aveva trattative in corso dal 2007 con la società proponente Eva Energie Valsabbia con SWS engeneering (come si evince dai pubblici verbali consigliari delle società). Non solo, ma dal 2008 la Provincia Autonoma di Trento entrò nell’operazione con l’acquisizione di quote di capitale tramite la sua società partecipata (Dolomiti Energia). E ancora, in gran silenzio stava per essere votata una modifica ad hoc alla legge provinciale in materia di acque pubbliche ed opere idrauliche (l.p. 8 luglio 1976 art. 17 bis) che apriva le porte autorizzative alla nuova tipologia dell’impianto in questione con l’intenzione di inserirlo nella legge obiettivo che, perseguendo motivi di urgenza dettati dalla crisi economica, snellisce le procedure autorizzative per accelerare l’apertura dei cantieri ed agevolare la ripresa. Secondo tale modalità la autorizzazione del progetto Altissimo non sarebbe dovuta neanche passare dalla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA)!
La società di ingegneria autrice e partecipe del progetto (SWS Engeneering - Il suo fondatore Paolo Mazzalai, già vice-presidente di Confindustria del Trentino è attualmente presidente di Trentino Sviluppo, il braccio finanziario della Provincia Autonoma di Trento) è partner privilegiata della Provincia di Trento in numerosi e recenti progetti di significativo impatto ambientale e consistente portata economica (TAV del Brennero etc.). Classica fusione italica dei soggetti imprenditori con i responsabili amministrativi.
Fu approntata in grande urgenza una interrogazione consigliare (i.c. n.242 - Giovanazzi) che portando finalmente alla luce tutto la questione diede seguito alla stesura di un Ordine del Giorno consigliare (n. 51- votato quasi alla unanimità) che obbligava ad un iter autorizzativo normale il progetto in questione.
A garanzia di verità di tutto quanto scritto si allega copia dei documenti ufficiali di cui siamo in possesso.
Non vi è alcuna speranza che la procedura VIA (valutazione impatto ambientale) possa fermare tale progetto poichè, come testimoniano gli esiti di tutte le recenti iniziative di speculazione sul territorio, essa risulta particolarmente asservita al volere dell’amministrazione provinciale.
Perchè si possa meglio comprendere, appena due anni fa ha ottenuto parere favorevole il progetto di realizzazione di un nuovo insediamento turistico ricettivo e residenziale proposto da un unico soggetto privato (Leali) in un sito alpino di interesse botanico internazionale a 1800 mt di quota in località Tremalzo.
Capiamo che l’unica possibile strada praticabile per contrastare tale scempio ambientale sia la immediata e capillare informazione della popolazione con la speranza che un calo di popolarità possa indurre i responsabili politici a riconsiderare la questione. Sono attivi diversi coordinamenti ambientalisti (Amici della Terra, WWF del Trentino, SAT società alpinistica tridentina, Codacons) ed altri in via di attivazione con la costituzione di un comitato locale di opposizione specifico SOS ALTISSIMO. Parallelamente c’è la presa di posizione (purtroppo ancora timida) da parte delle amministrazioni comunali interessate dal progetto (Riva del Garda, Nago Torbole, Brentonico).
Il progetto comporterà almeno cinque o sei anni di ingentissime opere di costruzione (o distruzione e inquinamento) per poi regalare permanenti gravi alterazioni degli aspetti bioclimatici dell’ambiente lacustre e montano, con maggiore impatto nelle zone a valle di presa e scarico e di quelle a monte di sfiato sommitale oltre alla certa alterazione dei regimi di falda dei pascoli montani e di scomparsa di numerose sorgenti.
Tutto questo con incerte prospettive temporali sull’utilizzo degli impianti per probabili e possibili mutazioni del regime legislativo ma ancora di più per la modifica delle tecnologie di produzione dell’energia e dei relativi cambiamenti dei costi (energia eolica, solare fotovoltaica, solare termica etc.) a fronte di un danno ambientale permanente e non sanabile. Di certo vi è solo l’utile immediato dei costruttori delle opere (i promotori delle iniziative).
Roberto Bombarda (presidente terza commissione permanente PAT) riferisce che il problema è molto grave godendo i promotori di grande appoggio dei vertici provinciali che tengono nella totale disinformazione il consiglio provinciale e che gli aspetti fondamentali per un efficace contrasto sono la chiara presa di posizione delle amministrazioni direttamente interessate e di quelle dei comune rivieraschi (Malcesine e Limone in primis) oltre alla libera iniziativa popolare, privata e di tutti i soggetti interessati alla tutela del patrimonio ambientale oltre alla incessante opera di chiara informazione attraverso la stampa locale, nazionale ed internazionale.
Abbiamo estremo bisogno di reperire valutazioni scientifiche autorevoli di natura geologica, biologica, climatologica, naturalistica, legale ed economica (anche dietro compenso) e presentabili a livello nazionale ed internazionale per procedere nell’urgente opera di informazione. Ogni altro suggerimento o consiglio è sicuramente apprezzato.
L’opera di progetto è di dimensione mastodontica, di interesse nazionale e non locale. Il Trentino non è un’isola felice. La bellezza della sua natura è svenduta al soldo di pochi, dalla nostra stessa amministrazione.

Un saluto cordiale,
Matteo Marega

20.4.09

Privatizzazione dell'acqua! Parliamone

Mercoledì 22 aprile ore 20.30 al Centro Sociale Bruno

Assemblea pubblica sull'acqua

E' notizia dell'altro giorno che la nostra provincia ha rinnovato fino al 2033 la concessione a Surgiva F.lli Lunelli spa, per sfruttare, ai fini di imbottigliarne l'acqua minerale naturale, la sorgente in quota «Prà dell'Era» in Val Rendena. Canone di concessione annuo attorno agli 8.500 euro a fronte di ricavi netti complessivi nel 2007 di 9.152.439,00 euro, ovvero 116 volte il canone di concessione. Crediamo che una così lampante prevaricazione dell'utilizzo di una pubblica risorsa in nome dello sfruttamento privato, meriti almeno una risposta da parte della società civile.
E' sorta dall'associazione TrentoAttiva la proposta - alla quale hanno aderito Officina Ambiente e le associazioni Yaku e Ya Basta - di un incontro allargato per approfondire l'argomento.
Ci troveremo, con altre associazioni e con chiunque voglia partecipare.

Fonte: l’Adige del 15.04.2009
Acqua Surgiva: Fonte d’oro a 8.400 euro l’anno

E’ il canone di concessione: utili 980 mila euro, 116 volte il canone


Quel che si dice un buon affare: la società Surgiva F.lli Lunelli spa, per sfruttare la sorgente in quota «Prà dell’Era», verserà alla Provincia 8.478,85 euro di canone annuo. In cambio, potrà continuare a imbottigliare l’acqua minerale naturale fino al 2033, secondo la nuova convenzione. E a realizzare ricavi milionari e ricchi utili. Oltre 980 mila euro nel bilancio 2007, 116 volte il canone di concessione. La società, però, verserà, a titolo di sponsorizzazione, 5 mila euro all’anno ad ogni Comune interessato (Pinzolo, Giustino e Carisolo), per eventi e manifestazioni col marchio Surgiva.

di Domenico Sartori

VAL RENDENA - Gestione oculata di una risorsa pubblica data in concessione: un business. Vero, garantito business. Surgiva F.lli Lunelli spa, per sfruttare, ai fini di imbottigliarne l’acqua minerale naturale, la sorgente in quota «Prà dell’Era» verserà nel 2009, nelle casse della Provincia, 8.478,85 euro. È il canone di concessione annuo, che la spa del Gruppo Lunelli pagherà entro il 31 gennaio di ogni anno, fino al 25 aprile 2033.
Un canone, rapportato a ricavi ed utile netto della spa, oggettivamente modesto. Il bilancio di esercizio 2007 (l’ultimo a disposizione) registra ricavi complessivi per 9.152.439,00 euro e un utile netto di 983.148,00 euro, 116 volte il canone di concessione. La buona notizia, per Surgiva, è che nei giorni scorsi il Servizio minerario della Provincia, acquisiti i pareri del caso, ha rinnovato in sanatoria, con modifica dell’area, la concessione per 25 anni, dall’aprile 2008 all’aprile 2033, appunto.
L’area di concessione è ora più grande, estesa su 249,30 ettari, ricadente nel territorio dei Comuni di Carisolo, Pinzolo e Giustino. La richiesta di rinnovo della concessione è del gennaio 2008, ma la sua accoglienza è stata rinviata perché tra Surgiva e i tre Comuni interessati è stata nel frattempo definita e sottoscritta una convenzione sulla somministrazione dell’acqua potabile.
La convenzione è «figlia» delle vicende dell’estate 2007, quando in piena stagione turistica Pinzolo e Carisolo rimediarono un’autentica figuraccia. Piogge intense e sorgente «Tristin» in tilt. Risultato: ai piedi dell’Adamello e della Presanella, nel regno delle acque chiare, fresche e buone, i rubinetti dei residenti e degli ospiti sputarono acqua marrone, limacciosa e impura. Furono giorni di ordinanze, divieti, assalti alla minerale in bottiglia sugli scaffali dei supermercati.
Il commissario ad acta, Giorgio Paolino, per affrontare l’emergenza, autorevolmente fece ricorso anche alla sorgente della fonte Prà dell’Era della Surgiva, per alimentare l’acquedotto di Pinzolo. La questione, allora come oggi, è la seguente: quanto e come sacrificare la produzione di minerale, e quindi i profitti della spa Surgiva, in caso di emergenza acqua potabile?
La convenzione tra Comuni e Surgiva, al cui rispetto è stato subordinato il rilascio della concessione fino al 2033, dà una risposta che salvaguardia appieno il business. Recita l’articolo 1 della convenzione: «Qualora gli acquedotti comunali non fossero in grado di soddisfare la richiesta di acqua ad uso potabile dei rispettivi territori, Surgiva s’impegna a mettere a disposizione dei Comuni di Pinzolo e di Carisolo, dietro specifica richiesta degli stessi ed al solo uso potabile, la quantità d’acqua proveniente dalla sorgente "Prà dell’Era", eccedente il fabbisogno industriale di Surgiva.
I Comuni di Pinzolo danno atto che Surgiva spa non può prestabilire i quantitativi idrici a disposizione dei comuni interessati in quanto dipendenti da fattori climatici, escursioni stagionali, potenzialità di stabilimento e richiesta del mercato». In concreto, Surgiva, a richiesta, fornirà solo l’eccedenza idrica. Non una bottiglia sarà sacrificata.
L’acqua oggetto di concessione sarà messa a disposizione solo «in caso di gravi calamità (incendi o altro)». In cambio, la spa verserà, a titolo di sponsorizzazione, 5 mila euro all’anno ad ogni Comune, a titolo di sponsorizzazione di eventi e manifestazioni che garantiranno «un’adeguata visibilità al marchio Surgiva». In più, i Comuni si rendono disponibili ad istituire «un’area di rispetto a tutela delle sorgenti, in particolare vietando il pascolo e lo stazzo di bestiame, all’interno dell’area di concessione mineraria a monte delle sorgenti».
Da parte sua, la Provincia, che incamera le briciole del business, non ha posto vincolo alcuno, se non che siano fatti salvi i diritti di terzi per le concessioni di derivazione di acqua pubblica esistenti all’interno dell’area di concessione. Il sindaco di Pinzolo, il commercialista William Bonomi, quando in consiglio comunale è stata approvata la convenzione, non ha partecipato al voto, essendo membro del collegio sindacale di Surgiva spa.